lunedì 21 novembre 2011

Intervento all'ottavo congresso provinciale del PRC di Pistoia

Bonelle(PT) 20/11/2011


Porto i saluti a nome del circolo GC "Alberto Giannini" della montagna pistoiese, circolo che ha affrontato il suo primo congresso, che segna peraltro l'inizio di un periodo che determinerà un "battesimo politico", per me e per altri giovani militanti, periodo che comprenderà anche le prossime elezioni amministrative, per le quali sta prendendo linea un progetto per coinvolgere i giovani, del comune di San Marcello come del comune di Pistoia, nel dibattito politico per le elezioni nei rispettivi comuni, affinché le politiche giovanili abbiano un ruolo centrale.
Il nostro circolo s'è distinto inoltre per una costante collaborazione con il l'ANPI della montagna pistoiese, infatti il nome del nostro circolo ("Alberto Giannini"), è proprio in onore di un giovane combattente partigiano dei nostri monti. Perché dico questo? Perché dobbiamo far sì che antifascismo e pubblica amministrazione siano collegati da un filo diretto (così come con gli studenti), così come deve essere in una Repubblica democratica Antifascista.
Detto questo; il circolo "Alberto Giannini" si è distinto a livello provinciale anche per le collaborazioni con le lotte in difesa della scuola pubblica, partecipazione doverosa, visto che la maggior parte degli studenti della montagna pistoiese frequentano gli istituti di Pistoia.
Parlando in piccolo delle questioni più inerenti al dibattito del congresso, quali sono le prospettive per il futuro?
A livello provinciale dobbiamo portare avanti il radicamento nei territori, anche quelli più isolati(come la montagna pistoiese) ma dobbiamo fare questo, non come "UN Partito Comunista", ma come"IL Partito Comunista", dunque dobbiamo continuare a lavorare per il consolidamento del progetto politico della Federazione della Sinistra, un soggetto che sappia essere un punto di riferimento anche nei territori per gli studenti, i precari, i lavoratori ed i pensionati, dare a loro una rappresentanza reale nelle pubbliche amministrazioni, considerando che non siamo una semplice realtà progressista, ma siamo comunisti,perché oggi come non mai in Italia c'è bisogno dei comunisti (rivendicazione fortunatamente ben presente nei documenti congressuali). Ma la nostra rivendicazione identitaria non deve essere la spinta che ci costringe ad isolarci nella nostra isoletta felice, bensì la spinta che ci costringe a porre la questione delle contraddizioni del sistema al centro del dibattito politico del centrosinistra. Questa è una questione che emerge nelle piccole realtà, come nei paesini della montagna pistoiese, dove i compagni fanno affidamento, non sul fatto che noi siamo più rivoluzionari o più "duri e puri" rispetto ad altri, ma confidano nei comunisti per quanto riguarda l'amministrazione del loro territorio, come si aspettano la nostra presenza nelle loro singole lotte (come i comitati ecc.) e una sponda politica ad esse, non dico questo per essere contraddittorio rispetto all'identità rivoluzionaria che noi rappresentiamo, ma semplicemente per guardare la realtà: non siamo più il grande Partito Comunista Italiano, ma il grande Partito Comunista Italiano deve essere un nostro obbiettivo, per fare sì di non illuderci con un sogno rivoluzionario, ma fare in modo che la rivoluzione sia un elemento progressivo e reale.
Finisco intervenendo a nome del dipartimento "formazione politica" del coordinamento provinciale dei GC.
La formazione politica è fondamentale per i Giovani Comunisti, e deve avere un filo diretto con il nostro lavoro nelle scuole e per le scuole (come diceva prima il compagno Elia Otranto, del dipartimento "scuola"). Lo studio formativo dovrà inizialmente comprendere quattro elementi importanti: Lo studio del marxismo e dell'economia, affinché ogni Giovani Comunista possa rappresentare una possibile soluzione al capitalismo; lo studio della struttura di partito; fare sì che ogni GC sia consapevole dei provvedimenti dei governi che ci hanno preceduto o che sono in carica, come ad esempio la consapevolezza la scorsa manovra contiene 18 miliardi di tagli alla scuola pubblica, che il centrodestra (e parte del centrosinistra) continua a rifiutare la tassa patrimoniale e che il governo Monti porterà avanti questa linea, come i 36 miliardi che ogni anno l'Italia spende per le guerre nelle quali siamo coinvolti, nonostante la nostra costituzione recita che noi le rifiutiamo; e infine lo studio di quella che un tempo veniva chiamata "la via italiana al socialismo", perché noi non ci chiamiamo "comunisti per caso", il socialismo è il nostro obbiettivo.
Concludo con un appello all'unità.
A prescindere dalle differenze di strategia che distinguono i due documenti, dobbiamo uscire di qua con una linea univoca, lo dobbiamo a Rifondazione, lo dobbiamo alla Federazione della Sinistra, lo dobbiamo all'Italia, lo dobbiamo agli italiani.

sabato 19 novembre 2011

Politica: Il male o la cura? Riflessioni sul 15 ottobre.

Ho letto varie riflessioni ed analisi a proposito (o talvolta a sproposito) degli avvenimenti di Roma il 15 ottobre, le più disparate e talvolta fantasiose, ma da tutte viene fuori un elemento significativo: ci sono enormi barriere all'interno di un'unica realtà presa in considerazione.
Vorrei evitare di parlare della barriera più ovvia e discussa, cioè quella fra il corteo dimostrante e gli ignoti devastatori più comunemente definiti come"Black Bloc", anche se è un argomento che sarò obbligato a citare.
Esiste una seconda barriera, la più dannosa e difficile da abbattere realmente nel breve termine: La barriera fra il cittadino insoddisfatto dello stato di cose(banalmente e genericamente definito"indignato") e le realtà politiche d'aggregazione, in particolar modo i partiti e il mondo della politica nel suo stato reale. 
Non essendo un esperto non ho la presunzione di fare un'analisi perfetta della situazione, ma ho la certezza di parlare di un analisi discutibile dalla quale si può trarre qualcosa di positivo cercando di dare una prospettiva al nostro domani.
La prima cosa sottolineabile è la divisione del corteo ad impatto visivo, perché il 15 ottobre, come accade spesso ultimamente, gli spezzoni dei partiti sono sistemati alla coda del corteo, quindi SEL e la Federazione della Sinistra hanno mobilitato un ottimo numero di militanti, ma tutti sistemati in maniera meno visibile, tranne i "trasgressivi" che hanno preferito stare con il movimento, ma con la bandiera del loro partito. Talvolta capita persino di essere insultati dai movimentisti più "ortodossi" che  sono infastiditi alla vista della bandiera dei partiti. 
C'è chi riesce a cavalcare quest'onda di malcontento nei modi più disparati, da SEL che presenta "Nichi, il supereroe alternativo" o il "basta casta" dell'IDV, un ormai poco originale "Roma ladrona" dal carroccio, oppure per andare su realtà più raccapriccianti (anche se di portata inferiore), l'estrema destra che riesce a fare leva sulle insoddisfazioni del proletariato delle grandi città, presentando piccole soluzioni illusorie, apparentemente facili da raggiungere.
Se a questa ricetta aggiungiamo l'insoddisfazione (legittima) nei confronti di un PD sempre più frammentato e politicamente poco chiaro che non riesce a reggere in maniera soddisfacente la pesante eredità del PDS e i DS, et voilà: ecco gli "indignati"! Va fatto però un'appunto importante, che differenzia gli"Indignati" da tante altre forme di movimentismo autonomo: gli indignati spesso sono disoccupati, precari o comunque persone che, oltre ad indignarsi avrebbero tutte le giustificazioni per incazzarsi, di conseguenza non rientrano in quella critica comune "andate a lavorare invece di scioperare", per un motivo molto semplice: il lavoro non cel'hanno, ho comunque lottano per mantenerlo, avere certezze da un futuro la cui unica sicurezza sono i tagli della manovra.
Esistono prospettive però per una lotta basata sull'indignazione, senza poter dare a questa indignazione una prospettiva politica?  L'influenza sull'opinione pubblica è facile da manovrare e da condizionare dal nemico comune (i "Black Bloc" hanno condizionato in maniera incredibile il messaggio della manifestazione, oscurando totalmente le rivendicazioni degli indignati a livello mediatico), quindi la lotta di piazza non sempre è efficace come si desidera, senza contare che l'effetto sui cittadini è a breve durata, o almeno lo sarà fino al prossim'anno, quando incominceremo a sentire seriamente il peso reale della manovra finanziaria. L'obbiettivo non dev'essere la presa di coscenza da parte della classe dirigente, ma un cambiamento politico reale e radicale, un cambiamento dello stato di cose presente che sappia dare una risposta credibile alle esigenze dell'economia moderna, un economia che non riesce più a sostenere un modello capitalista. Non è un caso che in tutti i paesi del mondo il marxismo sia attuale nella discussione politico-economica, o meglio in tutti i paesi del mondo dove esiste un partito comunista che sappia presentare un modello di alternativa reale. Questo non è un'utopia se tramutiamo l'indignazione nella militanza, quindi un percorso che sappia portare alla costruzione di un soggetto anticapitalista unitario, che sappia opporre lo statalismo alle liberalizzazioni, dire no agli sprechi dei contributi per le operazioni militari a servizio della NATO e le multinazionali ecc.
I giovani dunque devono prendere coscenza del fatto che alla politica si risponde con la buona politica, e questo si può fare solo attraverso lo studio e la consapevolezza. L'obbiettivo primario dei Giovani Comunisti deve essere dunque dare dimostrazione della reale efficenza politica che possiamo raggiungere con il percorso della Federazione della Sinistra,terminando con la formazione di soggetto politico unitario,raccogliendo l'importante eredità del Partito Comunista Italiano, un soggetto che possa avere un ruolo centrale nel dibattito politico della sinistra e del centrosinistra che diventi punto d'aggregazione e di costruzione di una società nuova. Non dobbiamo dunque abbandonare gli indignati ma rappresentare per loro un' alternativa, saper condurre la lotta da una fase movimentista ad una fase politica che sarà necessaria, se vogliamo veramente abbattere lo stato di cose presente.

martedì 15 novembre 2011

Saluto dei Giovani Comunisti al congresso pistoiese del PDCI

Pistoia, 22/10/2011
Abbiamo intrapreso assieme un percorso, un percorso che non deve mai essere abbandonato, che è quello dell’unità.
Alcune difficoltà sono oggettive, difficoltà che come giovani avvertiamo in maniera passiva, o come incidenti di percorso, perché non possiamo fermarci di fronte ad un processo la cui criticità è sicuramente inferiore alla sua importanza, il documento congressuale del PDCI ne è la dimostrazione. Quindi dovremo portare avanti questo processo affinché i due partiti comunisti d’Italia possano avere un’organizzazione unitaria, questo è l’obbiettivo da raggiungere, razionalizzare le forze e costruire un’azione politica omogenea.
I Giovani Comunisti hanno la volontà di portare avanti questo processo, lo dimostrano le collaborazioni costanti fra i GC e la FGCI a livello regionale e l’impegno è reciproco. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che deve in maniera obbligatoria essere condiviso.
Questo processo è arricchito dal libro di Diliberto, Giacché e Sorini “Ricostruire il Partito Comunista”, testo che pone questioni centrali per un processo di unificazione che può dare i suoi frutti, e lo dico con voce critica nei confronti del “caso Giannini” e la sua fuoriuscita da Rifondazione, ma questo testo deve diventare lettura fondamentale per la formazione politica dei Giovani Comunisti, specie in un’attualità dove i giovani sono molto confusi su cosa voglia dire nel XXI secolo “essere comunisti”, dove dunque la formazione deve giocare un ruolo fondamentale, facendo anche un analisi del processo storico che ci coinvolge, demolendo la falsa idea del crollo del socialismo a livello internazionale, analizzando dunque gli attuali stati socialisti (come Cuba e Cina), la situazione latinoamericana e le realtà dove il Partito Comunista ha un ruolo centrale nelle rivendicazioni sociali e l’agire politico delle masse, un esempio su tutti, il KKE Greco. Il Giovane Comunista deve, inoltre, avere ben in mente quali sono state le conquiste del socialismo reale nella storia del ’900, il Giovane Comunista deve avere ben chiaro il ruolo che ha avuto il PCI nella storia politica e sociale del nostro paese. Dunque parlare di passato per parlare di prospettiva. Deve inoltre giocare un ruolo fondamentale lo studio del marxismo, affinché ogni Giovane Comunista possa essere una potenziale soluzione per il pantano economico che ci coinvolge.
Se vogliamo però parlare di futuro, dovremo approfondire lo studio di una grande identità propria, comunista ed anticapitalista, che entri in maniera netta nelle dinamiche politiche della sinistra e del centrosinistra anche a livello giovanile.
A livello pistoiese non parliamo di inutili utopie, perché sempre più giovani vogliono fare parte dei Giovani Comunisti e dunque della Federazione della Sinistra. Il nostro compito deve essere dare una prospettiva politica alle loro idee, evitare che cadano nei trabocchetti dell’utopia.
Siamo dunque in partenza, citando Togliatti, veniamo da lontano e dobbiamo andare lontano, questo è possibile solo con un grande, unico, partito comunista!
Giulio Baldassarri, responsabile formazione del coord. provinciale GC Pistoia.