domenica 17 aprile 2016

Si, si, no


L'anno referendario in corso e la mia opinione sui quesiti





Il 2016 potrebbe rivelarsi un anno particolarmente vivace per la politica italiana, anche per la sinistra (pur confessandomi scettico).
I referendum non prevedono mezze misure. I sostenitori dei quesiti o vincono o perdono. Proprio questa caratteristica della democrazia diretta (intrisa di limiti), contribuirà a rendere interessante il 2016 della Polis-Italia. Un anno con almeno due referendum in ballo (che il premier ha scioccamente trasformato in voti sulla sua legittimità), un sacco di raccolte-firme per chiederne altri (dalla CGIL, non dalla Pro Loco di Monculi)...e nel nostro piccolo, una importante espressione popolare sul futuro dell'assetto istituzionale della Montagna Pistoiese, il referendum consultivo sulla creazione del Comune di San Marcello-Piteglio. 


17 APRILE - TRIVELLE 

Il primo referendum è quello che mi convince meno, almeno per la sua valenza politica e strategica (la questione della nostra riconversione energetica va discussa senza velleità, non con un "si"-"no").
D'altro canto, è inaccettabile l'astensione su una questione piena di ombre, ove si palesano intrecci fra Governo e grandi compagnie petrolifere. Senza sfociare nel giustizialismo becero. Se mi viene chiesto inoltre, di fermare concessioni perenni per trivellazioni che paiono venire incontro ai grandi monopoli energetici, più che alle esigenze del paese, "per me è SI".

8 E 9 MAGGIO - VIA LIBERA AL COMUNE DI SAN MARCELLO PITEGLIO

La fusione del Comune di Piteglio con San Marcello Pistoiese non può ammettere espressioni differenti da un "SI". La necessità di fare sopravvivere i comuni montani, di restituire loro dignità politica, si lega indissolubilmente al l'opportunità di immaginare un nuovo assetto amministrativo, per tutta la montagna, più vicino alle esigenze dei cittadini.

AUTUNNO - RIFORMA COSTITUZIONALE

Infine un netto "NO" alla guerra personale di Renzi sulla Costituzione. 
La Carta è una cosa seria, non una legge come le altre. È stato barattato un testo di riforma con la garanzia di una maggioranza da parte del centrodestra (che di per se è poco etico ma non scandaloso). Per questo fine, non un partito, una corrente (salvo l'eccellente tentativo di mediazione portato avanti da senatori come Chiti), ha previsto il cambiamento di più di 40 articoli con un colpo di spugna, in aperto contrasto con molti settori della vita sociale del paese. Si prevede lo svuotamento di competenze delle camere, senza prevedere un più dinamico monocameralismo (che nemmeno mi convince) né una rappresentanza federale da modello tedesco (che mi piacerebbe molto), bensì un senato di nominati fra cariche di rappresentanza territoriali, con criteri fumosi.

Infine, con una doccia di realismo, proviamo ad immaginare l'esito di queste prove di forza: la disfatta.
Nessuno è più in grado di chiamare le masse al voto "nell'interesse del Paese ". Gli elettori ci saranno, ma solo per partigianeria ("voto perché Renzi mi sta antipatico "). Il "Paese" sarà al mare.
Non sarà "peggio per loro", sarà peggio per tutti.