giovedì 20 dicembre 2018

Comunità senza "piazza"



Non ci conosciamo, ci incontriamo poco, parliamo meno, beviamo e bestemmiamo meno. C'è bisogno di andare a cercare i social per attribuire responsabilità?
Non è vero che la felicità va sempre ritrovata nel passato (è bella l'immagine delle famiglie "a veglia" intorno al fuoco, ma non esisteva nemmeno la carta da culo), certo è che in tutte le nostre piccole comunità, almeno fino alla metà degli anni '60 dello scorso secolo ogni paese aveva la propria "piazza". Per piazza intendo un concetto, non un luogo fisico ampio e spazioso, ma un concetto:un luogo dove la comunità si riunisce, discute, si ubriaca, si picchia, si incontra, dimostra assenso o dissenso.
Gli uomini riconoscono le differenze del proprio prossimo imparando a conviverci, mescolandosi insieme a loro. A La Lima gli operai della mitica Cartiera Cini chiamavano "stranieri" i loro compagni di Popiglio. Persone che abitavano a soli 2 km di distanza!! Eppure in fabbrica faticavano assieme, mangiavano insieme, si innamoravano fra di loro. Quella era la piazza de La Lima! Morta la fabbrica è morta la possibilità di convivere, è morto il paese. In generale, i luoghi di lavoro e le loro pause erano delle piccole piazze per la montagna, i luoghi dove le piccole comunità sono andate a mescolarsi. Oggi si scappa, in luoghi anonimi dove non siamo individui ma folla, dove le opinioni non si contaminano ma si sviluppano in via autonoma e trovano libero sfogo (come sto facendo in questo momento) in piazze virtuali, rassicuranti ma finte, perché ci consentono di operare una selezione all'ingresso nel proprio network.
Discutiamo quindi col niente, con lo schermo, ritrovando una socialità vera quasi esclusivamente in serate tutte uguali, con musica assordante e bevute necessarie ad affermare machismo, non ad accompagnare momenti piacevoli.
La scuola forse è rimasta l'ultima vera piazza, nel senso più "vero" del termine: non esistono Pastori Serafino nostalgici di un passato privo di progresso, ma esiste un contatto genuino, vero fra esseri diversi, sconosciuti che diventeranno amici, avversari, semplici conoscenti.
Quello nella foto è uno dei resti di una piccola piazza popiglina:la festa campestre alle torri di Popiglio. Ammazzata dalle fughe,non dal progresso, il progresso è un bene necessario, non il male assoluto! Ecco perché non voglio perdere tempo a piangere tempi mai vissuti ma voglio essere parte della storia, voglio vivere la montagna, voglio partire da qui, per conoscere il mondo. La piazza non si crea con proclami ed atti politici. La piazza si vive.