domenica 26 ottobre 2014

Fuori dall'angolo, per un nuovo inizio.

Documento politico presentato dall'area "Giovani e Comunisti", una forte accusa nei confronti di quella sinistra che si accontenta degli 1% e non manifesta nessun interesse nella direzione di una vera alternativa politica negli interessi dei cittadini. Io e tanti altri compagni non vogliamo più essere complici.

Nel corso di questi anni abbiamo navigato controcorrente.
Lo sappiamo bene ora, ora che l’imbarcazione va a rilento e fatica a riprendere il cammino. Controcorrente nella società, da quando - all’indomani della scissione di Chianciano e dell’abbandono di gran parte del gruppo dirigente nazionale – provammo ad affermare l’attualità e l’utilità di un’organizzazione giovanile comunista.
Controcorrente nel nostro stesso partito, perché non siamo stati in grado di fare percepire questo obiettivo come un obiettivo di tutti e non solo di una parte.
Ce ne assumiamo in pieno la responsabilità, consapevoli allo stesso tempo che la differenza che si è acuita in questi anni ha avuto un cuore: il diverso profilo, politico e culturale, il diverso modo di essere comunisti nella fase attuale.
Sosteniamo da tempo che l’efficacia del Prc si è ridotta ben al di sotto della soglia che separa la politica dalla testimonianza, che distingue la possibilità di una contesa per l’egemonia dentro la società dalla residualità.
Sosteniamo da tempo che il Prc è vittima di una progressiva marginalizzazione di cui esso – la linea politica del suo gruppo dirigente – è la causa principale.
La risposta a queste obiezioni è stata in questi anni duplice: da una parte un’azione di disinvestimento (totale nel caso delle risorse e della fiducia politica) e di delegittimazione dell’organizzazione giovanile a tutti i livelli; e dall’altra parte una demonizzazione costante (talvolta grottesca) delle nostre posizioni, che allo scorso congresso ha toccato probabilmente il suo apice.
La nostra richiesta di immergersi, per salvare e rilanciare la rifondazione comunista, in un processo unitario e rinnovato è stata sistematicamente ostracizzata in nome della purezza inossidabile del gruppo dirigente e delle sue virtù.
Dalla costruzione di Alternativa Ribelle al lavoro unitario nelle Università con le sigle sindacali, dalla trama di relazioni consolidate nell’universo della sinistra giovanile e nei movimenti persino alle relazioni internazionali: tutto il nostro lavoro, reso prima più faticoso e poi tecnicamente impossibile, è stato contestato, contrastato, stigmatizzato.
Siamo oggi di fronte a una realtà che non possiamo più nascondere per puro spirito di disciplina, perché la disciplina senza la condivisione diventa complicità, e pure un po’ ottusa. La realtà è che Rifondazione comunista non è più una comunità nella quale la linea politica e la direzione siano democraticamente contendibili.
La realtà è che Rifondazione comunista è un partito inadeguato, che non ha saputo coltivare il suo futuro (l’organizzazione giovanile) ma ha preferito lottare contro di esso, allontanando nel corso di questi anni un numero enorme di compagne e compagni (ancora più grande se confrontato con il numero esiguo di coloro che sono rimasti iscritti).
La realtà è che Rifondazione comunista è un progetto politico ormai privo della capacità di confrontarsi con il mondo esterno, con una realtà sociale sempre più articolata e sempre più insofferente al dogmatismo, al settarismo, a strutture che hanno perso la curiosità di sperimentare, di innovare, di mettersi in discussione.
Di tutto questo, ancora, ci assumiamo la responsabilità. Lo facciamo sia nella misura in cui abbiamo contribuito a definire in questi anni gli orientamenti del partito, sia nella misura in cui non abbiamo avuto la forza e la capacità di convincere la maggioranza del partito a trasformare Rifondazione comunista nel soggetto inclusivo, aperto, popolare, democratico che abbiamo provato a ipotizzare.
Quello che non ci si può chiedere è però di rinunciare all’idea che la Sinistra possa essere qualcosa di diverso da ciò che abbiamo conosciuto.
Men che meno in settimane come queste, nelle quali fuori dalle nostre stanze cresce, dalle mobilitazioni degli studenti alla grande manifestazione della Cgil contro il Jobs Act, un nuovo protagonismo sociale. E insieme, a partire dall’appuntamento del 4 ottobre convocato da Sel in piazza Santi Apostoli, un progetto politico e un’idea nuova, più credibile, capace potenzialmente di valorizzare le energie attivate con l’esperienza elettorale della lista Tsipras e quelle che, sin qui, non abbiamo saputo intercettare.
Un progetto e un’idea che, non a caso, esprimono curiosità, vicinanza, interesse verso il percorso che noi abbiamo compiuto in questi anni.
Non ci si può chiedere di scegliere tra ciò che abbiamo conosciuto sin qui e il disimpegno. Non sarebbe giusto, per il semplice motivo che la nostra generazione non può rimanere tutta la vita nell’angolo minoritario nel quale siamo per le responsabilità politiche di chi ci ha preceduto e continua a mantenere il timone.
Ciò accade già altrove (nella vita quotidiana, in una società bloccata dagli errori delle classi dirigenti di questo Paese) e non può accadere nella politica, cioè il luogo deputato a scardinare questo blocco e a ripristinare per tutti – e quindi anche per la nostra generazione –
condizioni di eguaglianza, di giustizia e di libertà.
Per questo motivo decidiamo di non rinnovare e non proseguire il nostro impegno a l’interno dell’organizzazione giovanile, di non partecipare alla prossima Conferenza nazionale e di dimetterci da tutti gli incarichi che attualmente ricopriamo, a tutti i livelli, nei Giovani Comunisti.
Ai compagni che rimarranno facciamo tanti auguri perché ne hanno bisogno e perché guarderemo con affetto vero a ciò che seguirà a questo epilogo.
Allo stesso tempo, ci impegniamo a trovare insieme, nelle prossime settimane, le forme e i luoghi per continuare un percorso politico coerente con le prospettive che abbiamo tracciato in questi anni, con l’obiettivo di essere protagonisti del processo di costruzione di un nuovo soggetto politico della Sinistra italiana, con radici profonde e radicate nella nostra storia e con la forza, la curiosità, i dubbi che ci è parso tra noi avessimo definitivamente smarrito.

Giovani E Comunisti, all’unanimità dell’assemblea. Le compagne e i compagni della Direzione e del Coordinamento nazionale 2010-2014 dei Giovani Comunisti, della Direzione e del Comitato Politico Nazionale del Prc.

Veronica Albertini, Danilo Borrelli, Irene Bregola, Filippo Cannizzo, Francesco D'Agresta, Alessandro Fatigati, Niccolò Gherarducci, Carmelo Ingegnere, Danilo Loria, Giorgio Marasà, Mattia Nesti, Simone Oggionni, Nicolò Ollino, Matteo Quarantiello, Daniele Quatrano, Anna Roma, Luca Rossi, Riccardo Sbordoni, Alessandro Serra, Carlotta Sorrentino, Valerio Todeschini.

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