domenica 26 ottobre 2014

Fuori dall'angolo, per un nuovo inizio.

Documento politico presentato dall'area "Giovani e Comunisti", una forte accusa nei confronti di quella sinistra che si accontenta degli 1% e non manifesta nessun interesse nella direzione di una vera alternativa politica negli interessi dei cittadini. Io e tanti altri compagni non vogliamo più essere complici.

Nel corso di questi anni abbiamo navigato controcorrente.
Lo sappiamo bene ora, ora che l’imbarcazione va a rilento e fatica a riprendere il cammino. Controcorrente nella società, da quando - all’indomani della scissione di Chianciano e dell’abbandono di gran parte del gruppo dirigente nazionale – provammo ad affermare l’attualità e l’utilità di un’organizzazione giovanile comunista.
Controcorrente nel nostro stesso partito, perché non siamo stati in grado di fare percepire questo obiettivo come un obiettivo di tutti e non solo di una parte.
Ce ne assumiamo in pieno la responsabilità, consapevoli allo stesso tempo che la differenza che si è acuita in questi anni ha avuto un cuore: il diverso profilo, politico e culturale, il diverso modo di essere comunisti nella fase attuale.
Sosteniamo da tempo che l’efficacia del Prc si è ridotta ben al di sotto della soglia che separa la politica dalla testimonianza, che distingue la possibilità di una contesa per l’egemonia dentro la società dalla residualità.
Sosteniamo da tempo che il Prc è vittima di una progressiva marginalizzazione di cui esso – la linea politica del suo gruppo dirigente – è la causa principale.
La risposta a queste obiezioni è stata in questi anni duplice: da una parte un’azione di disinvestimento (totale nel caso delle risorse e della fiducia politica) e di delegittimazione dell’organizzazione giovanile a tutti i livelli; e dall’altra parte una demonizzazione costante (talvolta grottesca) delle nostre posizioni, che allo scorso congresso ha toccato probabilmente il suo apice.
La nostra richiesta di immergersi, per salvare e rilanciare la rifondazione comunista, in un processo unitario e rinnovato è stata sistematicamente ostracizzata in nome della purezza inossidabile del gruppo dirigente e delle sue virtù.
Dalla costruzione di Alternativa Ribelle al lavoro unitario nelle Università con le sigle sindacali, dalla trama di relazioni consolidate nell’universo della sinistra giovanile e nei movimenti persino alle relazioni internazionali: tutto il nostro lavoro, reso prima più faticoso e poi tecnicamente impossibile, è stato contestato, contrastato, stigmatizzato.
Siamo oggi di fronte a una realtà che non possiamo più nascondere per puro spirito di disciplina, perché la disciplina senza la condivisione diventa complicità, e pure un po’ ottusa. La realtà è che Rifondazione comunista non è più una comunità nella quale la linea politica e la direzione siano democraticamente contendibili.
La realtà è che Rifondazione comunista è un partito inadeguato, che non ha saputo coltivare il suo futuro (l’organizzazione giovanile) ma ha preferito lottare contro di esso, allontanando nel corso di questi anni un numero enorme di compagne e compagni (ancora più grande se confrontato con il numero esiguo di coloro che sono rimasti iscritti).
La realtà è che Rifondazione comunista è un progetto politico ormai privo della capacità di confrontarsi con il mondo esterno, con una realtà sociale sempre più articolata e sempre più insofferente al dogmatismo, al settarismo, a strutture che hanno perso la curiosità di sperimentare, di innovare, di mettersi in discussione.
Di tutto questo, ancora, ci assumiamo la responsabilità. Lo facciamo sia nella misura in cui abbiamo contribuito a definire in questi anni gli orientamenti del partito, sia nella misura in cui non abbiamo avuto la forza e la capacità di convincere la maggioranza del partito a trasformare Rifondazione comunista nel soggetto inclusivo, aperto, popolare, democratico che abbiamo provato a ipotizzare.
Quello che non ci si può chiedere è però di rinunciare all’idea che la Sinistra possa essere qualcosa di diverso da ciò che abbiamo conosciuto.
Men che meno in settimane come queste, nelle quali fuori dalle nostre stanze cresce, dalle mobilitazioni degli studenti alla grande manifestazione della Cgil contro il Jobs Act, un nuovo protagonismo sociale. E insieme, a partire dall’appuntamento del 4 ottobre convocato da Sel in piazza Santi Apostoli, un progetto politico e un’idea nuova, più credibile, capace potenzialmente di valorizzare le energie attivate con l’esperienza elettorale della lista Tsipras e quelle che, sin qui, non abbiamo saputo intercettare.
Un progetto e un’idea che, non a caso, esprimono curiosità, vicinanza, interesse verso il percorso che noi abbiamo compiuto in questi anni.
Non ci si può chiedere di scegliere tra ciò che abbiamo conosciuto sin qui e il disimpegno. Non sarebbe giusto, per il semplice motivo che la nostra generazione non può rimanere tutta la vita nell’angolo minoritario nel quale siamo per le responsabilità politiche di chi ci ha preceduto e continua a mantenere il timone.
Ciò accade già altrove (nella vita quotidiana, in una società bloccata dagli errori delle classi dirigenti di questo Paese) e non può accadere nella politica, cioè il luogo deputato a scardinare questo blocco e a ripristinare per tutti – e quindi anche per la nostra generazione –
condizioni di eguaglianza, di giustizia e di libertà.
Per questo motivo decidiamo di non rinnovare e non proseguire il nostro impegno a l’interno dell’organizzazione giovanile, di non partecipare alla prossima Conferenza nazionale e di dimetterci da tutti gli incarichi che attualmente ricopriamo, a tutti i livelli, nei Giovani Comunisti.
Ai compagni che rimarranno facciamo tanti auguri perché ne hanno bisogno e perché guarderemo con affetto vero a ciò che seguirà a questo epilogo.
Allo stesso tempo, ci impegniamo a trovare insieme, nelle prossime settimane, le forme e i luoghi per continuare un percorso politico coerente con le prospettive che abbiamo tracciato in questi anni, con l’obiettivo di essere protagonisti del processo di costruzione di un nuovo soggetto politico della Sinistra italiana, con radici profonde e radicate nella nostra storia e con la forza, la curiosità, i dubbi che ci è parso tra noi avessimo definitivamente smarrito.

Giovani E Comunisti, all’unanimità dell’assemblea. Le compagne e i compagni della Direzione e del Coordinamento nazionale 2010-2014 dei Giovani Comunisti, della Direzione e del Comitato Politico Nazionale del Prc.

Veronica Albertini, Danilo Borrelli, Irene Bregola, Filippo Cannizzo, Francesco D'Agresta, Alessandro Fatigati, Niccolò Gherarducci, Carmelo Ingegnere, Danilo Loria, Giorgio Marasà, Mattia Nesti, Simone Oggionni, Nicolò Ollino, Matteo Quarantiello, Daniele Quatrano, Anna Roma, Luca Rossi, Riccardo Sbordoni, Alessandro Serra, Carlotta Sorrentino, Valerio Todeschini.

domenica 3 agosto 2014

Errori Costituenti #1

Perché le riforme strutturali potrebbero avere delle ricadute negative sulla politica italiana.


Ho scritto un articolo abbastanza lungo dove esprimo le mie perplessità sul percorso di riforme intrapreso dalle larghe intese e come questo potrà influire sulla sinistra radicale e tutta la vita politica del paese in generale. Ho dovuto dividerlo in più parti per adeguarlo alla web writing. Buona lettura.



Mi è capitato sotto gli occhi un recente articolo, apparso sull'organo ufficiale del PD "Europa", dal titolo Basta con quei bambini usati contro Israele, dove si cerca, con tutte le forzature del caso, di giustificare l'azione di guerra condotta da Israele contro il popolo palestinese. O meglio, l'azione militare più recente in questo storico, interminabile bagno di sangue.
Quando una difesa partigiana non corrisponde a fattori oggettivi, estremizza il messaggio dei canali favorevoli, la definirei (senza la pretesa di avere la verità sulle labbra) ideologismo.
La già accennata presa di posizione (tutta personale) del giornalista Fabrizio Rondolino, proviene da una voce che corrisponde, non nei contenuti, sicuramente nella dialettica, al nuovo corso del centrosinistra italiano. Infatti la vera novità del Renzi segretario, leader, non sta in una ricollocazione "a destra" del Partito Democratico (la comune dicitura PD=nuova DC mi fa un po sorridere), credo semmai sia evidente la ricerca per plasmare una vera identità a quel partito all'indomani del suo ingresso  nel mondo delle socialdemocrazie europee. La guerra di posizione con le minoranze interne (esterne non ne esistono più) ha tutta l'aria di assumere l'aspetto di una battaglia ideologica e siccome Golia schiaccerà Davide, a il vincitore si giocherà l'indirizzo fondamentale di un nuovo assetto statale, più simile alle idee del soggetto egemone.
Riprendiamo un secondo la posizione di Rondolino su Israele. E' certo che la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne che stanno ne l'orbita del principale partito di governo non condividono questa posizione, cosi come il plebiscito per il "Sindaco d'Italia" non deriva certo dalle idea della sua corporazione interna su Senato, sindacati, pubblica amministrazione etc. ma per il profumo di vittoria che emana il ragazzo di Pontassieve. Ma se è vero che le nuove direzioni e la base non stanno più insieme, potrebbe non cambiare niente, oppure possiamo aspettarci che esploda qualcosa o addirittura che la mancanza di larga convergenza politico-popolare sui nuovi assetti dello stato (in via di attuazione), conduca ad una ancora più forte crisi della Democrazia?
La posizione dominante del PD può permettere loro di cercare un feeling solo con coloro che sanno assicurare numeri, voti in parlamento. Una logica malata per mettere mano in maniera cosi pesante sulla Carta: la Costituzione fu scritta a sedici mani, eletta con una legge proporzionale che assicurasse la rappresentanza a tutti gli italiani ed era dunque escluso ogni rischio di eversione dall'ordine ed era aperta ogni possibilità di Governo.

venerdì 1 agosto 2014

Piteglio per la Pace!

La bandiera arcobaleno fra il tricolore e la bandiera europea sul municipio di Piteglio.




L’amministrazione comunale di Piteglio, a seguito dei più recenti e sanguinosi sviluppi del conflitto Israelo-Palestinese, ha deciso di esporre, fuori dai locali del municipio, un simbolo di pace: la bandiera arcobaleno.

E’ un piccolo segnale che vuole diffondere un grande messaggio: non possiamo rimanere indifferenti di fronte all’ennesimo conflitto affacciato sul mar mediterraneo, come ad ogni altra guerra che miete vittime ancora oggi colpisce il genere umano.

giovedì 17 luglio 2014

Appello per la Pace

Ho inviato alle forze politiche del Centrosinistra della montagna pistoiese il seguente appello:
(Prego chi volesse aderire a titolo personale di mandare una mail al mio indirizzo giubaldassarri@gmail.com)

lì, 17/07/14
 
Alla cortese attenzione delle forze politiche della Sinistra e del Centro-Sinistra della Montagna Pistoiese.


Amici e Compagni, scrivo sia come dirigente della Sinistra che come cittadino della Montagna Pistoiese.
Sono passati più di dieci anni dalle enormi mobilitazioni del 2001-2003 che scossero tutta l’Italia (e anche il nostro territorio) in nome di una parola, cosi semplice e sempre calpestata: “pace”.
Il valore politico ed umano di quella mobilitazione fu incredibile (risultò determinante per la formazione del secondo Governo Prodi), il mondo dell’associazionismo ne fu promotore e la Sinistra lo spalleggiò. Da allora non hanno mai smesso di tuonare i cannoni, di morire civili e militari. Eppure quelle bandiere arcobaleno, per noi cosi importanti, non sono più appese ai balconi delle nostre case, le piazze non si muovono e  commuovono più con le stesse parole d’ordine, non viene più sentita la solita urgenza.
Penso che l’Italia (cosi importante per gli equilibri della nostra fragile Unione Europea), possa assumere una posizione più netta su quella infinita guerra che ancora una volta è padrona della cronaca: il massacro di Gaza, l’eterno scontro fra due popoli.
Il “cessate il fuoco”, concordato fra i due paesi, non cancella comunque più di sessant’anni di morte, né garantisce la ri-pacificazione effettiva e parallelamente ancora muoiono uomini, donne e bambini a Tripoli, Kiev,  Damasco, Baghdad e fra i profughi in fuga, fra le centinaia di vittime a largo delle coste Italiane (ed Europee) come clandestini, non come uomini (per chi dice che le guerre non ci riguardano, non ci toccano da vicino).
Non rimaniamo ciechi di fronte alla disumanità, “Restiamo umani” (citando un grande Italiano) e nel nostro piccolo uniamoci sotto il verbo della pace, prendiamo posizione.
Propongo che le forze del Centrosinistra e le rappresentanze civiche della Montagna Pistoiese, si impegnino a comporre e sottoscrivere un documento politico comune per la pace, si dimostri che siamo progressisti.
Sono certo della vostra sensibilità al tema, sono certo di avere risposte positive da parte vostra. Schieriamoci contro la guerra, “Restiamo umani”.
Giulio Baldassarri.

Piteglio, 17/07/2014

mercoledì 11 giugno 2014

"Petrocchi" ti vorrei bene...

Ieri mattina la dirigenza scolastica del Liceo Artistico (ex ISA) "Policarpo Petrocchi", la mia scuola, ha mobilitato gli studenti per un evento singolare: una pittoresco "funerale" del Liceo, sfilando una mezz'oretta per alcune strade del centro storico pistoiese per protestare contro...
...contro cosa?
Facciamo un passo indietro. "L'artistico" pistoiese sta vivendo da anni una situazione drammatica. Sulla questione ero già intervenuto (oltre ad essermi speso in prima persona) con questo articoletto su "Il Savoiardo", giornalino scolastico del Liceo Scientifico locale:

Ragazzi e ragazze di viale Adua, siete pronti? State per scoprire la "Scuola Dinamica"!
Una scuola innovativa, al passo coi tempi, proiezione diretta della nostra società! Se infatti il "posto fisso è monotono" (come diceva l'ormai dimenticato Mario Monti), abbiamo scelto di adeguarci spalmando i nostri spazi in sei luoghi diversi della città (una sede centrale e cinque succursali). Cosi facendo permettiamo ad i nostri docenti di dedicarsi allo sport senza spendere un centesimo, oltre a dare loro l'opportunità di godersi il centro storico della nostra cittadina.
Infatti, se vi trovate a passare una mattinata feriale in via Cavour o sotto l'ombra di Palazzo di Giano, sarà possibile incontrare un professore o una professoressa con un carico di qualche quintale sulle spalle che ha appena terminato la tappa "succursale Pacinotti" e sta staccando tutti per il rientro in sede,  senza rimanere barricato per delle giornate nelle grigie aule del "Petrocchi".
A proposito, la scuola di cui stiamo parlando non è il nuovissimo "Liceo Sportivo", bensi’ il caro vecchio "artistico" che tutti gli studenti di Pistoia lo associano alla sede storica: Il vecchio monastero seicentesco attaccato ad una delle più belle chiese romaniche pistoiesi in piazzetta San Pietro, spazio leggermente rialzato rispetto all'omonima via.
L'ambiente della sede è ottimale per una scuola che insegna arte: L'edificio è in centro, a due passi da piazza del Duomo, con un bellissimo esempio di romanico pistoiese all'ingresso (la chiesa sconsacrata di San Pier Maggiore), aule grandi, e la vista sulla città regalataci dall'aula più alta...tutto questo ovviamente fino a qualche anno fa.
Infatti l'ex ISA (Istituto Statale d'Arte) è stato investito da un'ondata d'iscrizioni superiori alla sua portata. Con la transizione da ISA a Liceo, scelta sbagliata in tempo di crisi (se letta nell’ottica di voler pianificare la crescita), si spalanca la possibilità di offrire nuovi indirizzi e sarebbe stato stupido non farlo dal momento che i pesanti tagli della “Riforma Gelmini” (stesso provvedimento che prevede l’eliminazione dei tecnici sperimentali come l’ISA), limitano notevolmente le capacità del singolo istituto che per non cadere nella trappola dei vincoli imposti dalle donazioni di privati (comunque presenti), è costretto a cercare più fruitori del servizio. I cosiddetti “fruitori” però non sono i consumatori di un prodotto, sono studenti che esercitano un diritto (ed obbligo)! Ragazzi che oltre a meritare un pochino di dignità in più, sono in carne ed ossa, occupano uno spazio! Passando da poche centinaia di studenti fino a toccare il migliaio con il solito spazio da poter offrire… gli studenti (e le famiglie) diventano “fruitori di un disservizio”. A quel punto si apre la caccia agli spazi a giro per la città, le turbolente riunioni con la Provincia…e arriviamo alla nostra situazione.
Gli studenti della “Scuola Dinamica” a questo punto, per individuare un responsabile della loro situazione, devono cercare un qualcosa da rincorrere, da accusare! Il “nemico” naturale dello studente medio è sempre la Preside, quello della Dirigente Scolastica è sempre la Provincia/il Comune, quello dell’ente pubblico è il MIUR, quello del Ministero è il collega alle finanze…

Ragazzi di viale Adua, l’unico responsabile non ha carne ed ossa ma è da ricercare nella struttura dell’intero sistema scolastico che non può venire incontro alla richiesta formativa di tutti gli studenti della nostra generazione, a noi ci penalizza in un modo, a voi in altri (Precarietà dei docenti, caro libri, etc.). E’ lontana una scuola che non sia dinamica ma a misura di studente.

Adesso la situazione non è cambiata nei fatti ma sono successe alcune cose:
  1. L'amministrazione provinciale (che da ieri è senza mandato) si è spesa per trovare una soluzione alternativa. La Provincia non può essere l'accusato principale.
  2. Una possibile alternativa è stata trovata, aule a sufficienza per tagliare almeno due succursarli, di proprietà della Provincia, su viale Adua. Certo, non è la soluzione più comoda (ne, date le forti pressioni esercitate sull'amministrazione, la più accomodante) ma sicuramente la più economica e funzionale rispetto alle esigenza del personale, con alcuni disagi per le famiglie limabili attraverso un lavoro di contrattazione per i trasporti...che è stato fatto, giusto?
Ecco perché non ho condiviso l'azione di ieri: era una protesta ma contro nessuno, permeabile a strumentazioni, ferma sulla questione delle aule lasciando perdere tutto lo schifo che avvolge la scuola pubblica.

martedì 3 giugno 2014

L'altra opinione


Ecco, ora dico una cosa fuori dal coro. Premettendo che il mio auspicio migliore è che Barbara Spinelli rispetti la parola data, non credo che il problema principale per l'unità di quei soggetti, incollati insieme dall'idea di "un'altra Europa", sia l'elezione di quei compagni provenienti dalle "strutture portanti" della lista (SEL e PRC). Il problema sta nei rapporti, nelle ruggini fra questi soggetti che se non vengono scartavetrate entro tempi brevi, rischiano di minare il progetto unitario. Buttiamo acqua sui fuochi di un dibattito terrificante, incompreso dagli elettori e soprattutto da quei militanti che non provengono dai partiti che si sono avvicinati alla politica attiva per il sostegno al candidato della Sinistra Europea, con passione e convinzione. Facciamo convergere le nostre energie nel mantenimento dei Comitati per Tsipras e la nascita delle "Case della Sinistra", impegnamoci nella costruzione de "L'Altra Italia".

lunedì 2 giugno 2014

Due macigni nell'urna

L'importanza delle ultime operazioni di voto per il futuro della Sinistra locale.

Le elezioni del 25 maggio scorso si sono concluse nel migliore dei modi ma con un risultato inaspettato che non possiamo prendere passivamente.

La nostra squadra, guidata dal Sindaco Luca Marmo ha vinto, contro tutti i pronostici, premiando un duro lavoro di campagna elettorale e di programmazione politica. Ci apprestiamo a governare il Comune di Piteglio nel momento più delicato per il futuro della nostra montagna (disoccupazione che raggiunge i livelli del dopoguerra, una grave crisi dei servizi). C'è da aggiungere che la partita era molto più larga di quello che poteva apparire e che l'analisi del voto piteglino dovrà essere più approfondita per capire la strada delle sinistre (non solo SEL e PRC che oramai non sono più aggregati di militanza) nell'immediato futuro. Innanzitutto la differenza nel modo di votare, degli elettori,  fra una scheda e l'altra di quelle depositate nell'urna.
Il dato delle europee è stato molto più netto di quello per il rinnovo dell'amministrazione comunale: se il gap fra "Uniti per Piteglio" (la nostra lista di centrosinistra) e "Noi Piccoli Comuni Montani" (Centrodestra) è stato di 19 voti, 562 a 543, le elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo ci parlano di numeri differenti: Il PD ha regnato sovrano con una forza elettorale di 543 voti, ai quali possiamo aggiungere (per avere un dato su tutte le forze del csx) i 44 voti della nostra lista, L'Altra Europa con Tsipras, i 6 dell'IDV ed i 13 dei Verdi, per un totale di 606 voti.
La situazione per il Centrodestra invece si è presentata cosi: 165 voti a Forza Italia, 48 ad i neofascisti di Fratelli d'Italia, 46 alla Lega, per un totale di 259 voti. Per l'elettore medio, i canoni di scelta per delle elezioni amministrative sono molto diversi rispetto a qualsiasi altra tornata elettorale ma non tali da segnare una differenza cosi netta, anche per questo motivo, forse, il senso dell'alleanza di centrosinistra per fare argine al centrodestra esiste ancora.

La stessa situazione non si è verificata invece a Cutigliano, dove la lista di centrosinistra guidata da Tommaso Braccesi ha stravinto. La vittoria di Tommaso e del centrosinistra a Cutigliano segna di fatto la sconfitta politica delle cosiddette pettorine, il M5S locale. Non solo una sconfitta: prendere 172 voti a Cutigliano giocandosi ogni possibilità di mantenere il ruolo civico di "rappresentanza trasversale"(anche se, nel caso di Cutigliano, più tendente a destra), per la quale si erano candidati, da a questo gruppo di giovani volenterosi una veste politica, un collocamento, per di più fallimentare.
Care pettorine, io ho chiesto più volte di potervi incontrare, per cercare la possibilità di un asse con il centrosinistra, non c'è stato verso. Le carte sono state giocate male. Non è detto però che sia chiusa qui la loro partita, dipenderà ancora da altri fattori che magari approfondirò in un'altra occasione:
  1. Le sorti dei pentastellati a livello nazionale.
  2. L'opposizione dei due consiglieri eletti a Cutigliano.
  3. I movimenti dei partiti più radicali (fra destra e sinistra). Se saranno convincenti, faranno breccia fra i delusi, gli incazzati e la vera bestia nera di questi movimenti, i polemici!
Sappiamo tutti che il rapporto con il PD non è una guida sempre affidabile e responsabile e che le alleanze larghe di centrosinistra, anche a livello locale, spesso più che essere produttive producono spaccature, incomprensioni, ruggini e spesso anche cattive amministrazioni. E' vero anche che spesso e volentieri la nostra attenzione si è sempre incastellata sul tema elettorale, le alleanze più che la politica! Per questa tornata elettorale abbiamo messo da parte le bandiere e ci siamo messi in discussione nella misura necessaria per arrivare a stendere una proposta convincente. Questa linea ha vinto le elezioni, ora approda alla ben più dura prova dei fatti. Sicuramente non sarà una vetrina di figuracce: a Piteglio non abbiamo promesso niente tranne un impegno solenne: non lavorare in nome dei castelli ma in nome della montagna. Tradotto in Italiano? Provare a investire su progetti comuni per la tutela dei servizi essenziali e per individuare nuove leve per lo sviluppo. Questo, date le nostre forze striminzite e l'indiscutibile serietà di alcuni esponenti del centrosinistra locale (primi fra tutti i neo-Sindaci Marmo e Braccesi), sarà un progetto da fare approdare solo tenendo cucita la rete di alleanze che abbiamo incominciato a tessere per lo scorso 25 maggio, con il centrosinistra ma senza ignorare (anzi, sarei contento di averli al nostro fianco) coloro che negli ultimi mesi hanno gravitato intorno alle "pettorine".

Questo vuol dire che le alleanze di centrosinistra sono l'unica prospettiva? Facciamo politica, non profezie! Non possiamo prevedere se il risultato di questo percorso corrisponderà alle aspettative, anche se le premesse sono positive. Certamente quando ti giochi la partita con un elettorato che non conosce "terze vie" fra i classici schieramenti di centrodestra e centrosinistra (tranne Grillo), è ben difficile rompere gli schemi, specie se non ci sono le forze. C'è da aggiungere un'altra cosa: non ci siamo stufati di dover vincolare ogni discussione politica a sinistra al rapporto con il PD? Poi che tipo di discussione, dal momento che non abbiamo più nessun tipo di struttura credibile?
L'unica prospettiva, nazionale, che può rendere voce autorevole al nostro mondo, dovrà essere una costituente fra quelle forze che hanno condiviso il percorso della Lista Tsipras (330 voti nella montagna pistoiese) e si riconoscono nella Sinistra Europea, processo impegnativo che non può essere fatto al di sopra delle nostre teste ma dovrà coinvolgerci anche nel nostro piccolo, magari cercando di coinvolgere anche il Partito Socialista (con il quale abbiamo condiviso l'esperienza di "Bene Comune"), con l'obiettivo di aprire uno spazio comune, magari una sede, una "casa della sinistra" che colmi i nostri deficit in materia di organizzazione e unità nell'azione politica. Con quale finalità? Quella di occupare lo spazio politico che ci si apre fra il nuovo orientamento (liberal, catalizzatore di consensi fra i moderati) del Partito Democratico ed il magro risultato della discesa in campo delle pettorine: occorre un ponte fra la protesta sociale e la loro rappresentanza nelle amministrazioni locali, nessuno può essere lasciato né senza voce né senza testa!
Una scusa per rompere con il PD? Tutt'altro! Il mezzo per rendere le nostre voci, non solo autonome ma anche autorevoli, capaci di discutere con tutti, dare un contributo più alto laddove può essere possibile trovare un accordo con il centrosinistra e avere la forza di essere alternativi laddove il rapporto non è produttivo.

La strade è dunque unica ed in salita e potremo affrontarla solo se saremo capaci di sfruttare gli spazi offerti dal voto locale dello scorso 25 maggio, prima prova elettorale dopo "l'anno zero della politica", il 2013. Avanti con responsabilità, siamo un territorio composto da piccole comunità di persone, gente con cui condividiamo ogni minuto della nostra giornata che ci renderà il merito di essere stati dei buoni amministratori se i nostri progetti daranno risultati evidenti, altrimenti (data la fase in cui ci troviamo), saremo considerati complici del tracollo. Come unico amministratore della montagna proveniente dalla sinistra radicale, sento questa responsabilità come un macigno.


mercoledì 19 marzo 2014

Per un tavolo fra le parti

Se è uscito fuori qualcosa di evidente, dall'assemblea appena terminata nei locali del Dynamo Camp di Limestre (sulle sorti dell'ospedale Pacini di San Marcello P.Se), è la mancanza di "linfa politica" da parte di tutte le fazioni (essenzialmente tre: "pettorine", ASL, amministratori): non si è visto nessun passo incontro a nessuno ma solo un ruolo di semplice rappresentanza della divisa indossata. Questo passo in avanti sarebbe importante, naturalmente, se venisse mosso per primo da parte degli amministratori locali, invece addirittura ne abbiamo visti un paio che come in ogni occasione, si sono tenuti a margine (sono stanco di vedere i sindaci Ceccarelli e Gaggini giocare a nascondino!). E' evidente che la situazione dell'ospedale Pacini è anomala, per questo non dobbiamo più giocare a Risiko, sarebbe ottimo se l'annunciato tavolo fra le parti (comprese le associazioni di volontariato, tassello importante della sanità toscana), venisse finalmente fatto! Non sarebbe la soluzione ottimale ma almeno quella migliore!

lunedì 3 marzo 2014

Una sinistra per la montagna, chi ci sta?

Una piccola riflessione personale...

A fine maggio andremo a sbattere in un crocevia politico inedito: le elezioni amministrative ed europee.
La tempesta politica interna ed esterna a tutte le fazioni e le risposte alla crisi del tutto inefficaci, trovano come specchio i territori più disagiati come il nostro: l'economia della montagna pistoiese è ferma in quei settori dove è sempre stata all'avanguardia (che forse sono inadeguati rispetto ai tempi), i servizi essenziali sono minati, senza prospettive solide all'orizzonte anche a causa del cratere politico, lontano da essere colmato, nel quale ci troviamo.

Il vuoto del mondo della politica locale, purtroppo, abbraccia tutte le fazioni che in un modo o in un'altro (per motivi differenti) sono colpite da una paralisi totale dalla quale sarà difficile uscirne. Infatti, il centrodestra "tira a campare" spalleggiando le onde più becere dei movimenti anti-kasta, oppure singole iniziative trasversali (attraverso le frange più moderate) ma non ha i canali giusti per tradurne una via politica, mentre il centrosinistra vive, ridimensionate, le faide, le guerre fra bande scoppiate nei soggetti che ne fanno parte, nei correntismi, nel conflitto fra brave persone ma inadeguate, intuizioni osteggiate, interessi mascherati etc.
In questo ambiente, nel quale può destreggiarsi solo chi è capace non di assorbire bene i colpi, semmai di colpire per primo ed efficacemente (si guardi al trionfo di Grillo o del "Sindaco d'Italia), i partiti che hanno lavorato nel campo largo alla sinistra del PD non sono sufficienti: la sinistra per come è stata formata e riformata dopo il '91, ha fallito. Il perché è evidente e non importa approfondire: emergono le contraddizioni dei Democrat, SEL è stata trascinata in parlamento rimanendone sull'uscio, il PRC ed il PdCI sono evaporati.
Da neo-segretario del Partito della Rifondazione Comunista, mi trovo con estrema difficoltà a dover riconoscere che il PRC è ad oggi inadeguato rispetto al suo mandato e alle ragioni della sua fondazione: un partito comunista ha senso si esistere se è partito di massa o partito d'avanguardia, purtroppo Rifondazione non è oggi né l'uno né l'altro.
E' vero invece che attorno a noi si stanno muovendo opinioni ed anime che non possiamo ignorare e che anzi hanno talvolta trovato modo di individuare i canali per una unione di intenti. Possiamo individuarne due in particolare: i referendum sui Beni Comuni del 2011 (che sulla nostra montagna riuscirono a mobilitare c.ca 5400 "SI") e quella che, a parer mio, può essere l'ultima grande occasione per la ricostruzione di un polo della sinistra d'alternativa: la "Lista Tsipras" che scenderà in campo in occasione delle prossime elezioni europee.
Che la lista per "un'altra Europa" abbia successo, che i partiti e la "società civile" (va di moda usare questo termine) colgano l'occasione, noi possiamo avere il "guizzo" di vedere le nostre possibilità nel piccolo: perché non studiare un movimento per "un'altra montagna"? Un incontro di forze, estraneo dalle ambiguità di chi si definisce alternativo alla destra e alla sinistra, al di sopra dei partiti ma che inserisca sul nostro territorio uno spazio di confronto e di elaborazione politica, alternativo ma non estraneo al centrosinistra, nemico delle politiche d'austerity, fomentatore di quei valori universali che dovranno costruire una sinistra nuova, dove anche i comunisti dovranno fare la loro parte.
Chi ci sta?