sabato 19 novembre 2011

Politica: Il male o la cura? Riflessioni sul 15 ottobre.

Ho letto varie riflessioni ed analisi a proposito (o talvolta a sproposito) degli avvenimenti di Roma il 15 ottobre, le più disparate e talvolta fantasiose, ma da tutte viene fuori un elemento significativo: ci sono enormi barriere all'interno di un'unica realtà presa in considerazione.
Vorrei evitare di parlare della barriera più ovvia e discussa, cioè quella fra il corteo dimostrante e gli ignoti devastatori più comunemente definiti come"Black Bloc", anche se è un argomento che sarò obbligato a citare.
Esiste una seconda barriera, la più dannosa e difficile da abbattere realmente nel breve termine: La barriera fra il cittadino insoddisfatto dello stato di cose(banalmente e genericamente definito"indignato") e le realtà politiche d'aggregazione, in particolar modo i partiti e il mondo della politica nel suo stato reale. 
Non essendo un esperto non ho la presunzione di fare un'analisi perfetta della situazione, ma ho la certezza di parlare di un analisi discutibile dalla quale si può trarre qualcosa di positivo cercando di dare una prospettiva al nostro domani.
La prima cosa sottolineabile è la divisione del corteo ad impatto visivo, perché il 15 ottobre, come accade spesso ultimamente, gli spezzoni dei partiti sono sistemati alla coda del corteo, quindi SEL e la Federazione della Sinistra hanno mobilitato un ottimo numero di militanti, ma tutti sistemati in maniera meno visibile, tranne i "trasgressivi" che hanno preferito stare con il movimento, ma con la bandiera del loro partito. Talvolta capita persino di essere insultati dai movimentisti più "ortodossi" che  sono infastiditi alla vista della bandiera dei partiti. 
C'è chi riesce a cavalcare quest'onda di malcontento nei modi più disparati, da SEL che presenta "Nichi, il supereroe alternativo" o il "basta casta" dell'IDV, un ormai poco originale "Roma ladrona" dal carroccio, oppure per andare su realtà più raccapriccianti (anche se di portata inferiore), l'estrema destra che riesce a fare leva sulle insoddisfazioni del proletariato delle grandi città, presentando piccole soluzioni illusorie, apparentemente facili da raggiungere.
Se a questa ricetta aggiungiamo l'insoddisfazione (legittima) nei confronti di un PD sempre più frammentato e politicamente poco chiaro che non riesce a reggere in maniera soddisfacente la pesante eredità del PDS e i DS, et voilà: ecco gli "indignati"! Va fatto però un'appunto importante, che differenzia gli"Indignati" da tante altre forme di movimentismo autonomo: gli indignati spesso sono disoccupati, precari o comunque persone che, oltre ad indignarsi avrebbero tutte le giustificazioni per incazzarsi, di conseguenza non rientrano in quella critica comune "andate a lavorare invece di scioperare", per un motivo molto semplice: il lavoro non cel'hanno, ho comunque lottano per mantenerlo, avere certezze da un futuro la cui unica sicurezza sono i tagli della manovra.
Esistono prospettive però per una lotta basata sull'indignazione, senza poter dare a questa indignazione una prospettiva politica?  L'influenza sull'opinione pubblica è facile da manovrare e da condizionare dal nemico comune (i "Black Bloc" hanno condizionato in maniera incredibile il messaggio della manifestazione, oscurando totalmente le rivendicazioni degli indignati a livello mediatico), quindi la lotta di piazza non sempre è efficace come si desidera, senza contare che l'effetto sui cittadini è a breve durata, o almeno lo sarà fino al prossim'anno, quando incominceremo a sentire seriamente il peso reale della manovra finanziaria. L'obbiettivo non dev'essere la presa di coscenza da parte della classe dirigente, ma un cambiamento politico reale e radicale, un cambiamento dello stato di cose presente che sappia dare una risposta credibile alle esigenze dell'economia moderna, un economia che non riesce più a sostenere un modello capitalista. Non è un caso che in tutti i paesi del mondo il marxismo sia attuale nella discussione politico-economica, o meglio in tutti i paesi del mondo dove esiste un partito comunista che sappia presentare un modello di alternativa reale. Questo non è un'utopia se tramutiamo l'indignazione nella militanza, quindi un percorso che sappia portare alla costruzione di un soggetto anticapitalista unitario, che sappia opporre lo statalismo alle liberalizzazioni, dire no agli sprechi dei contributi per le operazioni militari a servizio della NATO e le multinazionali ecc.
I giovani dunque devono prendere coscenza del fatto che alla politica si risponde con la buona politica, e questo si può fare solo attraverso lo studio e la consapevolezza. L'obbiettivo primario dei Giovani Comunisti deve essere dunque dare dimostrazione della reale efficenza politica che possiamo raggiungere con il percorso della Federazione della Sinistra,terminando con la formazione di soggetto politico unitario,raccogliendo l'importante eredità del Partito Comunista Italiano, un soggetto che possa avere un ruolo centrale nel dibattito politico della sinistra e del centrosinistra che diventi punto d'aggregazione e di costruzione di una società nuova. Non dobbiamo dunque abbandonare gli indignati ma rappresentare per loro un' alternativa, saper condurre la lotta da una fase movimentista ad una fase politica che sarà necessaria, se vogliamo veramente abbattere lo stato di cose presente.

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